Giovani pronti per il professionismo
Moderatore: Emy77
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Giovani pronti per il professionismo
Chiedo ai più esperti: quali sono i giovani che portereste in eccellenza l'anno prossimo e, se ce ne sono, quali potrebbero essere pronti per la Celtic?
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Re: Giovani pronti per il professionismo
Approfitto di questo spazio e lancio un tema che forse si lega di più ai topic sulla Celtic League: io credo che il meccanismo FIR del contributo del 60% all'ingaggio dei giocatori delle liste di "interesse nazionale" sia una boiata pazzesca. Non credete che sarebbe meglio, come mi sembra facciano altre federazioni, se la FIR andasse dai singoli giocatori e dicesse:
- sei un giocatore affermato: ti faccio un contratto di tot euro all'anno per renderti disponibile per l'attività della nazionale per tot giorni/partite all'anno e tot euro all'anno per giocare in un club italiano;
- sei un giocatore interessante: ti faccio un contratto di tot euro all'anno per renderti disponibile per TUTTA l'attività della nazionale (raduni, test, partite, ecc.);
- sei un giovane interessante che finisce la carriera giovanile (o compie 18/20 anni): ti faccio un contratto di "avviamento al professionismo" di tot euro all'anno, che ti garantisco per 2/3/4 anni a condizione che tu sia disponibile per TUTTA l'attività della nazionale E per giocare in un club italiano.
Fatti questi contratti (e resi pubblici i nomi dei beneficiari) ogni giocatore si muove in autonomia per cercarsi un ingaggio di club compatibile con il contratto che ha firmato.
Terrei fermi invece i contributi a tecnici/preparatori/medici se approvati dalla FIR.
Secondo me sarebbe più efficace e meno costoso del sistema attuale, oltre che più trasparente.
- sei un giocatore affermato: ti faccio un contratto di tot euro all'anno per renderti disponibile per l'attività della nazionale per tot giorni/partite all'anno e tot euro all'anno per giocare in un club italiano;
- sei un giocatore interessante: ti faccio un contratto di tot euro all'anno per renderti disponibile per TUTTA l'attività della nazionale (raduni, test, partite, ecc.);
- sei un giovane interessante che finisce la carriera giovanile (o compie 18/20 anni): ti faccio un contratto di "avviamento al professionismo" di tot euro all'anno, che ti garantisco per 2/3/4 anni a condizione che tu sia disponibile per TUTTA l'attività della nazionale E per giocare in un club italiano.
Fatti questi contratti (e resi pubblici i nomi dei beneficiari) ogni giocatore si muove in autonomia per cercarsi un ingaggio di club compatibile con il contratto che ha firmato.
Terrei fermi invece i contributi a tecnici/preparatori/medici se approvati dalla FIR.
Secondo me sarebbe più efficace e meno costoso del sistema attuale, oltre che più trasparente.
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Re: Giovani pronti per il professionismo
In questo modo (ecco il legame con questo topic) si può offrire la possibilità ai giovani che escono dai settori giovanili di "provare" a diventare professionisti, visto che molti decidono di abbandonare o di rimanere a livelli meno impegnativi perchè società di Eccellenza o di serie A non sono in grado al momento di offrire compensi adeguati all'impegno e al rischio connessi alla scelta di un'attività che è professionistica per impegno richiesto ma con remunerazione assolutamente inadeguata.
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Re: Giovani pronti per il professionismo
Hai perfettamente ragione , così come sono i contributi FIR fanno comodo solo ai procuratori dei giocatori inclusi nella lista
e se per una stagione si è fuori forma ? chissenefrega, tanto il posto è garantito...
Invece si potrebbe anche semplicemente il contributo metterlo per il RUOLO , non per la Persona.
e se per una stagione si è fuori forma ? chissenefrega, tanto il posto è garantito...
Invece si potrebbe anche semplicemente il contributo metterlo per il RUOLO , non per la Persona.
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Re: Giovani pronti per il professionismo
Non capisco perchè se si parla di giovani, si parla di come gestirli e non di come giocano, intanto li farei giocare e poi chi cresce in fretta e si inserisce nella squadra meriterà quello che vale.
I soliti misteri, in questo modo gioca chi è raccomandato e gli altri...... non li guardano nemmeno
I soliti misteri, in questo modo gioca chi è raccomandato e gli altri...... non li guardano nemmeno
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Re: Giovani pronti per il professionismo
@barogi: il problema, per come è organizzato oggi il rugby in Italia, è che i giocatori a 18/20 anni difficilmente possono diventare professionisti, e magari in questo sistema si perdono per strada possibili talenti non ancora pronti o che non ritengono valga la pena iniziare un'attività senior a certi livelli con poche garanzie economiche, e preferiscono scendere di livello per continuare a studiare o lavorare. Un sistema di contributi FIR per l'avviamento al professionismo dei giocatori più interessanti, potrebbe essere utile. Poi è ovvio che ci si deve affidare all'onestà di chi seleziona i giocatori (così come di chi forma le liste dei giocatori di interesse nazionale). Credo che il caso di Ricciardi, del Petrarca, sia abbastanza eloquente.
- andrea12
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Re: Giovani pronti per il professionismo
L'idea di fondo la condivido ma credo che non si possa pensare ad innovazioni, mantenndo le strutture e i centri di potere così come sono strutturati attualmente.
Il giovane giocatore nasce e si forma nel Club. I contributi vanno ai club virtuosi (e già qui sappiamo che in Italia questo concetto si è prestato e si presta ad interpretazioni che generalmente non premiano i meritevoli) che hanno tutto l'interesse a formare giocatori di qualità.
La Federazione, nel proprio bilancio, dovrebbe prevedere una parte consistente di fondi da destinare ai Club, che rimangono il luogo della formazione dei giocatori e la fucina delle squadre. Con altra parte del fondo FIR andrebbero liquidati ancora i Club che investono su allenatori qualificati (non significa che necessariamente debbano avere il 4° livello) e capaci educativamente e pedagogicamente per dirigere le varie Under del minirugby. Il giocatore di qualità lo formi tra gli 8 e i 12 anni, poi diventa molto più facile lavorare sulle scelte, sulle risoluzioni, sulle strategie e sulla fisicità. E' l'imprinting che determina la tipologia di giocatore ( e certamente molte caratteristiche individuali, oltre che socio affettive e relazionali) e la continuità di apprendimenti qualitativi (non necessariamente rivolti alla vittoria della proprria squadra).
L'innovazione non solo strutturale ma sostanziale del rugby-Italia, dovrebbe partire dal presupposto che se si formano tanti ottimi minigiocatori, forse, continuando a lavorare bene, molti di questi possono diventare degli ottimi professionisti. Esiste poi un discorso di moralità, oltre che etico, nei confronti dei procuratori: i procuratori non hanno senso di esistere.Sarà eventualmente il giocatore-professionista a richiedere un aiuto professionale a queste persone ma, io lo considero una specie di fallimento dell'individuo: come fa a diventare profesionista un giocatore che non sa trattare se stesso e non ha comprensione del mondo in cui si deve muovere? Ma qui entraimo in un ambito sociologico che ci fa deviare dal problema.
Il professionismo italiano, per ora, non c'è, ma per quel poco che vedo, mi sembra ridottissimo a pochi Club che trattano economicamente (con pochissime ricadute di servizio per il club stesso) soltanto qualche giocatore straniero (così tutto diventa anche interessante per la dichiarazione dei redditi)............ma questo non è il rugby che piace a me. Buon rugby
Il giovane giocatore nasce e si forma nel Club. I contributi vanno ai club virtuosi (e già qui sappiamo che in Italia questo concetto si è prestato e si presta ad interpretazioni che generalmente non premiano i meritevoli) che hanno tutto l'interesse a formare giocatori di qualità.
La Federazione, nel proprio bilancio, dovrebbe prevedere una parte consistente di fondi da destinare ai Club, che rimangono il luogo della formazione dei giocatori e la fucina delle squadre. Con altra parte del fondo FIR andrebbero liquidati ancora i Club che investono su allenatori qualificati (non significa che necessariamente debbano avere il 4° livello) e capaci educativamente e pedagogicamente per dirigere le varie Under del minirugby. Il giocatore di qualità lo formi tra gli 8 e i 12 anni, poi diventa molto più facile lavorare sulle scelte, sulle risoluzioni, sulle strategie e sulla fisicità. E' l'imprinting che determina la tipologia di giocatore ( e certamente molte caratteristiche individuali, oltre che socio affettive e relazionali) e la continuità di apprendimenti qualitativi (non necessariamente rivolti alla vittoria della proprria squadra).
L'innovazione non solo strutturale ma sostanziale del rugby-Italia, dovrebbe partire dal presupposto che se si formano tanti ottimi minigiocatori, forse, continuando a lavorare bene, molti di questi possono diventare degli ottimi professionisti. Esiste poi un discorso di moralità, oltre che etico, nei confronti dei procuratori: i procuratori non hanno senso di esistere.Sarà eventualmente il giocatore-professionista a richiedere un aiuto professionale a queste persone ma, io lo considero una specie di fallimento dell'individuo: come fa a diventare profesionista un giocatore che non sa trattare se stesso e non ha comprensione del mondo in cui si deve muovere? Ma qui entraimo in un ambito sociologico che ci fa deviare dal problema.
Il professionismo italiano, per ora, non c'è, ma per quel poco che vedo, mi sembra ridottissimo a pochi Club che trattano economicamente (con pochissime ricadute di servizio per il club stesso) soltanto qualche giocatore straniero (così tutto diventa anche interessante per la dichiarazione dei redditi)............ma questo non è il rugby che piace a me. Buon rugby
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Re: Giovani pronti per il professionismo
Be, complimenti per la disamina mi trovi completamente d'accordo.andrea12 ha scritto:L'idea di fondo la condivido ma credo che non si possa pensare ad innovazioni, mantenndo le strutture e i centri di potere così come sono strutturati attualmente.
Il giovane giocatore nasce e si forma nel Club. I contributi vanno ai club virtuosi (e già qui sappiamo che in Italia questo concetto si è prestato e si presta ad interpretazioni che generalmente non premiano i meritevoli) che hanno tutto l'interesse a formare giocatori di qualità.
La Federazione, nel proprio bilancio, dovrebbe prevedere una parte consistente di fondi da destinare ai Club, che rimangono il luogo della formazione dei giocatori e la fucina delle squadre. Con altra parte del fondo FIR andrebbero liquidati ancora i Club che investono su allenatori qualificati (non significa che necessariamente debbano avere il 4° livello) e capaci educativamente e pedagogicamente per dirigere le varie Under del minirugby. Il giocatore di qualità lo formi tra gli 8 e i 12 anni, poi diventa molto più facile lavorare sulle scelte, sulle risoluzioni, sulle strategie e sulla fisicità. E' l'imprinting che determina la tipologia di giocatore ( e certamente molte caratteristiche individuali, oltre che socio affettive e relazionali) e la continuità di apprendimenti qualitativi (non necessariamente rivolti alla vittoria della proprria squadra).
L'innovazione non solo strutturale ma sostanziale del rugby-Italia, dovrebbe partire dal presupposto che se si formano tanti ottimi minigiocatori, forse, continuando a lavorare bene, molti di questi possono diventare degli ottimi professionisti. Esiste poi un discorso di moralità, oltre che etico, nei confronti dei procuratori: i procuratori non hanno senso di esistere.Sarà eventualmente il giocatore-professionista a richiedere un aiuto professionale a queste persone ma, io lo considero una specie di fallimento dell'individuo: come fa a diventare profesionista un giocatore che non sa trattare se stesso e non ha comprensione del mondo in cui si deve muovere? Ma qui entraimo in un ambito sociologico che ci fa deviare dal problema.
Il professionismo italiano, per ora, non c'è, ma per quel poco che vedo, mi sembra ridottissimo a pochi Club che trattano economicamente (con pochissime ricadute di servizio per il club stesso) soltanto qualche giocatore straniero (così tutto diventa anche interessante per la dichiarazione dei redditi)............ma questo non è il rugby che piace a me. Buon rugby
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Re: Giovani pronti per il professionismo
Andrea 12 è uno che conosce il rugby giovanile formativo, complimenti, ottimo
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Re: Giovani pronti per il professionismo
Non è una questione sociologica, purtroppo , ma di mercato e di etica ; fin quando l'accesso alle posizioni che possono far guadagnare dei soldi (in Italia attualmente solo la Nazionale , che decide anche per le squadre di ML) e' tutto tranne che chiaro e trasparente ... si è costretti a ricorrere ai "bene introdotti" , patologia tumorale di tanti settori della vita italiana.andrea12 ha scritto:. Esiste poi un discorso di moralità, oltre che etico, nei confronti dei procuratori: i procuratori non hanno senso di esistere.Sarà eventualmente il giocatore-professionista a richiedere un aiuto professionale a queste persone ma, io lo considero una specie di fallimento dell'individuo: come fa a diventare profesionista un giocatore che non sa trattare se stesso e non ha comprensione del mondo in cui si deve muovere? Ma qui entraimo in un ambito sociologico che ci fa deviare dal problema.
Quando dico che la federazione dovrebbe compensare il ruolo e non il nome intendo semplicemente quello che dovrebbe succedere : è giusto che un giocatore con il massimo degli impegni venga ricompensato, come è giusto lo sia chi lo ha formato, però se lasciamo veramente la libertà agli allenatori di chiamare chi credono migliore - invece di avere una casta privilegiata definita ad inzio stagione per lista - realizzeremo una competizione continua fra tutti gli atleti e tutte le società, e chi deve scegliere lo può fare su un bacino più ampio.
Purtroppo questo è sempre stato l'ambito di maggiore opacità delle gestioni federali...
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Re: Giovani pronti per il professionismo
Allora perchè sul forum non facciamo una squadra di giovani emergenti non valutati e magari dopo il mondiale e gli esami di maturità, sfidiamo la nazionale u 20 e chissà, anche qualcosa di più. Un sogno? Secondo me se lo dici a qualche ragazzo che conosco io...................
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Re: Giovani pronti per il professionismo
io qualcuno lo conosco..........pronto a fare il "mazzo" a questi "campioni"!!!!barogi ha scritto:Allora perchè sul forum non facciamo una squadra di giovani emergenti non valutati e magari dopo il mondiale e gli esami di maturità, sfidiamo la nazionale u 20 e chissà, anche qualcosa di più. Un sogno? Secondo me se lo dici a qualche ragazzo che conosco io...................
- andrea12
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Re: Giovani pronti per il professionismo
U.18 o U.20 ?
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Re: Giovani pronti per il professionismo
Seeeh! come se lo staff Nazionale giovanile fosse disposto a mettersi in discussione ...perchè esporsi al rischio di dover provare in campo le proprie convinzioni ? già mi dicono che l'esperimento della partita "Probabili contro Possibili" della under 20 non verrà più ripetuto, visti i 30 punti presi dai probabili...barogi ha scritto:Allora perchè sul forum non facciamo una squadra di giovani emergenti non valutati e magari dopo il mondiale e gli esami di maturità, sfidiamo la nazionale u 20 e chissà, anche qualcosa di più. Un sogno? Secondo me se lo dici a qualche ragazzo che conosco io...................