Settore giovanile italiano
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Re: Settore giovanile italiano
Stando a Padova mi trovo indubbiamente in una situazione di privilegio, perchè tutte le società presenti , Petrarca, Cus PD, Roccia Rubano e Valsugana hanno settori giovanili floridi e con numeri in aumento - anche fortissimo nelle classi del minirugby; non ho problema alcuno ad ammettere che lavorano bene anche come tecnica, con il Valsugana in particolare evidenza vista l'attenzione ed i risultati.
C'è però anche qui un grosso problema dalla U.18 in su , i numeri in alcune società calano parecchio - il CUS per esempio ha rinunciato a fare il girone elite della U.20 perchè con pochi '92 , il Valsugana ha rinunciato alla Under 20 ... in parte si pagano anche qui gli effetti del mancato sostegno FIR alle u.20 - è logico che sparendo molte squadre diventa anche molto meno interessante partecipare ad un campionato.
In compenso una delle conseguenze di ciò è la nascita di due nuove società in serie C, il Selvazzano redivivo ed il Padova 555 , che raccoglie molti dei ragazzi della seconda squadra del Valsugana (essendo retrocesso non ha più potuto farla)
Venendo ad under 16 e 18 , che secondo me dovrebbero essere i "punti forti" dove investire per lo sviluppo tecnico del rugby italiano, a Padova e nel Veneto la situazione è abbastanza positiva ed equilibrata, ci sono a sufficienza squadre di qualità per rendere il campionato molto competitivo, e quindi cali di prestazione e/o concentrazione fra un annata o l'altra si pagano severamente ... questa stagione per esempio la Benetton u.16 (che ha rinunciato a presentare due squadre) semifinalista la scorsa stagione per il titolo, non è riuscita a conquistare il girone 1 elite e quindi non potrà combattere per il titolo.
la ricetta di questo è semplice , ci vogliono tante squadre (che però ci sono anche in Lombardia ed Emilia) ed una struttura dei campionati che aiuti la competitività ed eviti il cristallizzarsi di posizioni, quindi barrage sempre e gironi meritocratici- sono molto più costosi di quelli su base vicinanza, ma funzionano; perchè è nello stesso spirito del nostro sport quello di lottare per avanzare.
C'è però anche qui un grosso problema dalla U.18 in su , i numeri in alcune società calano parecchio - il CUS per esempio ha rinunciato a fare il girone elite della U.20 perchè con pochi '92 , il Valsugana ha rinunciato alla Under 20 ... in parte si pagano anche qui gli effetti del mancato sostegno FIR alle u.20 - è logico che sparendo molte squadre diventa anche molto meno interessante partecipare ad un campionato.
In compenso una delle conseguenze di ciò è la nascita di due nuove società in serie C, il Selvazzano redivivo ed il Padova 555 , che raccoglie molti dei ragazzi della seconda squadra del Valsugana (essendo retrocesso non ha più potuto farla)
Venendo ad under 16 e 18 , che secondo me dovrebbero essere i "punti forti" dove investire per lo sviluppo tecnico del rugby italiano, a Padova e nel Veneto la situazione è abbastanza positiva ed equilibrata, ci sono a sufficienza squadre di qualità per rendere il campionato molto competitivo, e quindi cali di prestazione e/o concentrazione fra un annata o l'altra si pagano severamente ... questa stagione per esempio la Benetton u.16 (che ha rinunciato a presentare due squadre) semifinalista la scorsa stagione per il titolo, non è riuscita a conquistare il girone 1 elite e quindi non potrà combattere per il titolo.
la ricetta di questo è semplice , ci vogliono tante squadre (che però ci sono anche in Lombardia ed Emilia) ed una struttura dei campionati che aiuti la competitività ed eviti il cristallizzarsi di posizioni, quindi barrage sempre e gironi meritocratici- sono molto più costosi di quelli su base vicinanza, ma funzionano; perchè è nello stesso spirito del nostro sport quello di lottare per avanzare.
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Re: Settore giovanile italiano
Quello che proprio non mi va giù è che per lo meno una programmazione la Federazione ed i comitati dovrebbero farla. Ogni anno cambiano regolamenti, età delle under, così diventa difficile programmare il lavoro. Ad esempio i ragazzi dell'under 13, il primo anno hanno giocato con la mischia sul campo piccolo, il secondo senza mischia, il terzo con la mischia in campo grande... E' poi così difficile programmare i campionati? Che senso ha fare i barrage dopo un mese che ti alleni? Sbagli una partita e ti freghi la stagione.
A mio giudizio il grosso scoglio, per insegnare a giocare, che bisogna superare è limitare e specificare meglio il lavoro degli allenatori. Quasi tutti dicono: le mischie bisogna farle, le ruck bisogna insegnarle, gli schemi servono,... e così alla fine della giornata hai servito un minestrone mentre potevi servire una bistecca... Se non insegni a correre da piccolo, dopo diventerà difficile farlo.... se non insegni a guardare cosa fare potrai anche essere tecnicamente il più bravo ma farai le scelte di gioco sbagliate...
A mio giudizio il grosso scoglio, per insegnare a giocare, che bisogna superare è limitare e specificare meglio il lavoro degli allenatori. Quasi tutti dicono: le mischie bisogna farle, le ruck bisogna insegnarle, gli schemi servono,... e così alla fine della giornata hai servito un minestrone mentre potevi servire una bistecca... Se non insegni a correre da piccolo, dopo diventerà difficile farlo.... se non insegni a guardare cosa fare potrai anche essere tecnicamente il più bravo ma farai le scelte di gioco sbagliate...
Vado bene per Rialto?
- andrea12
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Re: Settore giovanile italiano
Non potendo (non avrebbe senso) quotare tutti, dico che in molti hanno esternato verità che soprattutto la FIR dovrebbe vedere.
Io, a diffrenza di altri credo che il punto focale del rugby, in generale, sia l'U.10/12. A 16 anni gli schemi motori di base devono già essere stati rielaborati e quasi tutte le abilità sono "fuori tempo massimo". Nella sostanza l'U.16, per molti versi, dovrebbe già essere un momento di "raccolta". La "semina", avvine prima, tra i 10 e i 12 anni. Avere le U. di 1 anno per volta sarebbe il massimo (come fanno gli inglesi) ma anche i francesi lavorano molto bene col biennio (Under di 2 anni). Io credo che i problemi grossi siano sostanzialmente 2:
1) la mancanza assoluta di interesse della FIR per la Scuola (che rimane il più grande bacino d'utenza a costi pressocchè nulli);
2) lo scarso interesse dei Club (perchè la Scuola non esiste come alternativa) ai settori giovanili
Poi ci sono anche realtà, generalmente ormai ben connaturate col territorio e con la tradizione locale (vedi Veneto) che stanno operando molto bene ma che non hanno più neppure l'egemonia del numero di tesserati (Lombardia ha già superato il Veneto un paio di anni fa).
Io sono convinto che risolti i due punti sopra avremmo: maggiore capillarizzazione del rugby sul terriotrio nazionale e sicuramente più professionalità con i giovanissimi giocatori.
Buon rugby a tutti
PS
Anche io ho deciso per il femminile; consiglio a tutti di dedicarsi o solo alle donne o solo ai maschi. Magari in altro momento proverò a spiegare questa mia considerazione
Io, a diffrenza di altri credo che il punto focale del rugby, in generale, sia l'U.10/12. A 16 anni gli schemi motori di base devono già essere stati rielaborati e quasi tutte le abilità sono "fuori tempo massimo". Nella sostanza l'U.16, per molti versi, dovrebbe già essere un momento di "raccolta". La "semina", avvine prima, tra i 10 e i 12 anni. Avere le U. di 1 anno per volta sarebbe il massimo (come fanno gli inglesi) ma anche i francesi lavorano molto bene col biennio (Under di 2 anni). Io credo che i problemi grossi siano sostanzialmente 2:
1) la mancanza assoluta di interesse della FIR per la Scuola (che rimane il più grande bacino d'utenza a costi pressocchè nulli);
2) lo scarso interesse dei Club (perchè la Scuola non esiste come alternativa) ai settori giovanili
Poi ci sono anche realtà, generalmente ormai ben connaturate col territorio e con la tradizione locale (vedi Veneto) che stanno operando molto bene ma che non hanno più neppure l'egemonia del numero di tesserati (Lombardia ha già superato il Veneto un paio di anni fa).
Io sono convinto che risolti i due punti sopra avremmo: maggiore capillarizzazione del rugby sul terriotrio nazionale e sicuramente più professionalità con i giovanissimi giocatori.
Buon rugby a tutti
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Re: Settore giovanile italiano
andrea12 ha scritto:1) la mancanza assoluta di interesse della FIR per la Scuola (che rimane il più grande bacino d'utenza a costi pressocchè nulli);
Ad onor del vero, c'è sempre stata una chiusura praticamente totale della scuola verso lo sport "esterno" ; la situazione che vivevo io 30 e passa anni fa non è per nulla diversa da quella che vivono i miei figli : educazione fisica nulla o solo grazie all'insegnante appassionato, assenze per motivi sportivi considerate peggiori di quelle per un rave-party; in più i carichi di lavoro a casa (compiti da fare) aumentati a dismisura. Gli impianti a disposizione sono gli stessi -cioè nulla-
In un convegno Ivan Malfatto proponeva provocatoriamente di lasciar perdere la scuola, e pensare invece a puntare sugli oratori e doposcuola in genere per promuovere il rugby... non aveva tutti i torti anche perchè -almeno nel veneto- il "Progetto scuola" della FIR si rivela un carrozzone costoso ma che dà molto poco.
Io proporrei almeno di far considerare gli allenamenti dei ragazzi in società (diverse ora si stanno anche certificando) come curricolari e validi per le ore di educazione fisica; sono d'accordo che sarebbe molto più bello che i ragazzi potessero avere una esperienza sportiva che comprende atletica leggera, volley basket oltre che il Rugby, ma la realtà non è questa e temo non lo sarà mai nella nostra scuola (tantomeno con i tagli in corso)
Riguardo alle età, se è vero che a 12 anni già si vedono le caratteristiche singolari di carattere degli atleti (chi diventerà un lottatore da mischia, chi un ala veloce ecc. ) è però vero che non si può non considerare il processo di crescita se non come continuo. Proprio per questo Zorry ha ragione da vendere a lamentare i continui cambi di regolamento .. chi si ricorda che l'ultima stagione della U.11 ci si era focalizzati sul placcaggio dal petto in giù e da quella successiva nessuno o quasi se ne preoccupava più?
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Re: Settore giovanile italiano
....e la stanchezza e' sempre alle porte quando tutto e' sacrificio e non e' strutturale!!!!!ben66 ha scritto:hai ragione Max, il problema e che non è l'onore ciò di cui abbiamo bisogno, ma sono proprio le infrastrutture di cui parli, gli euro in sostanza.
Quello che io volevo dire e che probabilmente per allargare la base ed aumentare i numeri non bisogna continuare ad oliare degli ingranaggi che hanno gia raggiunto il massimo della produttività, meglio costruire altrove. Mantenere le tradizioni la dove si sono formate è un dovere innegabile ma da quanto mi dicono in Veneto non c'è un reale incremento di numeri, i numeri sono alti ma stazionari, nelle zone in cui il rugby è semisconosciuto c'è più possibilità di fare reclutamento e non solo di "rifiuti" degli altri sport. La federazione da degli incentivi alle società che riescono a completare le giovanili raddoppiando magari le categorie, ma quelle società hanno probabilmente dietro una schiera di old, di appassionati e di sponsor che rende quell'incentivo quasi inutile, mentre una nuova società che, ad esempio, ha sempre dovuto spendere quei 20 mila euro per fare una serie C (tra trasferte costi di gestione del campo assicurazioni terzi tempi ecc. forse anche di più) quando riesce finalmente a metterein campo la sua prima squadra giovanile si trova a veder lievitare le spese (un campionato in più) ed il lavoro (più tecnici) a fronte di uno scarsissimo incremento dato dalle quote entranti, e li che dovrebbero finire gli incentivi della FIR e non dove gia tutto funziona.
Io sono fiero di ciò che assieme a pochi appassionati siamo riusciti a creare, per questo ho detto che chi semina raccoglie, ma sono anche convinto che così non si dura al lungo.
Max 2008
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Re: Settore giovanile italiano
....quoto il fatto che il punto focale sia tra i 10 e i 12 anni.....e' lì il segreto........andrea12 ha scritto:Non potendo (non avrebbe senso) quotare tutti, dico che in molti hanno esternato verità che soprattutto la FIR dovrebbe vedere.
Io, a diffrenza di altri credo che il punto focale del rugby, in generale, sia l'U.10/12. A 16 anni gli schemi motori di base devono già essere stati rielaborati e quasi tutte le abilità sono "fuori tempo massimo". Nella sostanza l'U.16, per molti versi, dovrebbe già essere un momento di "raccolta". La "semina", avvine prima, tra i 10 e i 12 anni. Avere le U. di 1 anno per volta sarebbe il massimo (come fanno gli inglesi) ma anche i francesi lavorano molto bene col biennio (Under di 2 anni). Io credo che i problemi grossi siano sostanzialmente 2:
1) la mancanza assoluta di interesse della FIR per la Scuola (che rimane il più grande bacino d'utenza a costi pressocchè nulli);
2) lo scarso interesse dei Club (perchè la Scuola non esiste come alternativa) ai settori giovanili
Poi ci sono anche realtà, generalmente ormai ben connaturate col territorio e con la tradizione locale (vedi Veneto) che stanno operando molto bene ma che non hanno più neppure l'egemonia del numero di tesserati (Lombardia ha già superato il Veneto un paio di anni fa).
Io sono convinto che risolti i due punti sopra avremmo: maggiore capillarizzazione del rugby sul terriotrio nazionale e sicuramente più professionalità con i giovanissimi giocatori.
Buon rugby a tutti
PS
Anche io ho deciso per il femminile; consiglio a tutti di dedicarsi o solo alle donne o solo ai maschi. Magari in altro momento proverò a spiegare questa mia considerazione
Max 2008
- andrea12
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Re: Settore giovanile italiano
Giorgio,
hai ragione da vendere, ma il fatto che una Istituzione, quella dello Stato, sia rimasta ferma agli anni 50, non giustifica che il mondo sportivo e federale si debba fermare senza provare a fare niente. E' vero, purtroppo quello che dici; ma, per esempio nel mio piccolo, anzi piccolissimo, solo da quest'anno, è diventato accettato dal Collegio docenti che le assenze per motivi sportivi non vadano computate nel calcolo delle assenze totali (hai presente una delle ultime Circolari Ministeriali della Gelmini ?); nella sostanza, però, per il resto è rimasta la Scuola che dipingi tu: una scuoletta senza professionalità in gioco e senza progetti formativi ed educativi. Una Scuola ancora napoleonica in un impianto fascista (Gentile del 1933)...........si lo sappiamo bene anche noi che ci lavoriamo. Purtroppo chi ci lavora con passione, amore verso i ragazzi, e volontà di seguire e aiutare nella crescita, effettivamente, non riceve nessun aiuto, anzi, una serie di lotte pressocchè continue proprio all'interno dell'Istituzione. Però, ciò non toglie che si debba lavorare, in scienza e coscienza, con dei futuri Cittadini (e le loro Famiglie). Che la FIR manchi dalla Scuola, però, non è purtroppo un problema della Scuola ma un problema del rugby italiano........guarda i numeri e dimmi quale altra Istituzione potrebbe (uso il condizionale) mobilitare un fenomeno così vasto. Buon rugby
hai ragione da vendere, ma il fatto che una Istituzione, quella dello Stato, sia rimasta ferma agli anni 50, non giustifica che il mondo sportivo e federale si debba fermare senza provare a fare niente. E' vero, purtroppo quello che dici; ma, per esempio nel mio piccolo, anzi piccolissimo, solo da quest'anno, è diventato accettato dal Collegio docenti che le assenze per motivi sportivi non vadano computate nel calcolo delle assenze totali (hai presente una delle ultime Circolari Ministeriali della Gelmini ?); nella sostanza, però, per il resto è rimasta la Scuola che dipingi tu: una scuoletta senza professionalità in gioco e senza progetti formativi ed educativi. Una Scuola ancora napoleonica in un impianto fascista (Gentile del 1933)...........si lo sappiamo bene anche noi che ci lavoriamo. Purtroppo chi ci lavora con passione, amore verso i ragazzi, e volontà di seguire e aiutare nella crescita, effettivamente, non riceve nessun aiuto, anzi, una serie di lotte pressocchè continue proprio all'interno dell'Istituzione. Però, ciò non toglie che si debba lavorare, in scienza e coscienza, con dei futuri Cittadini (e le loro Famiglie). Che la FIR manchi dalla Scuola, però, non è purtroppo un problema della Scuola ma un problema del rugby italiano........guarda i numeri e dimmi quale altra Istituzione potrebbe (uso il condizionale) mobilitare un fenomeno così vasto. Buon rugby
- andrea12
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Re: Settore giovanile italiano
Un altro aspetto negativo è che di Scuola non sa niente nessuno. E' molto comodo denigrare e dire che non si fa niente (è quasi sempre vero) ma i meccanismi su cui si muove la scuola, quelli spessissimo, sono sconosciuti anche ai Club. Ti dirò anche che un docente di educazione fisica, soprattutto se preparato e con esperienza alle spalle, non viene molto apprezzato nel Club (sto parlando in generale) italiano (chissà perchè in Francia e Inghilterra, invece, siamo ricercatissimi) anche perchè è in grado, culturalmente, di esporre posizioni che spesso, alle cricche di controllo, non piacciono molto. Quando ne trovi anche uno decente, il Club italiano comincia a tentennare perchè ha paura che lo si debba pagare di più (rispetto al NIENTE); quindi, spesso, si preferisce corrispondere rimborsi da quarto mondo a chi è intruppato (ma anche silenzioso) e pagare fior di soldi al coach-guru che sempre, sempre, va in prima squadra. Esiste un solo esempio, in Lombardia, dove le cose sono andate in favore dei giovani: hanno preso un grande francese che ha costruito un sistema basato sulla didattica per i ragazzini; col tempo si sono ritrovati una serieA che è costata davvero poco, ma la qualità che stanno esprimendo è tutta da vedere
- Tanu
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Re: Settore giovanile italiano
Porto il caso Monza, che ovviamente è quello che conosco da dentro; innanzitutto devo riconoscere che da quando siamo ripartiti (2002) abbiamo sempre guardato ad alcuni modelli per vari aspetti che riteniamo virtuosi (Viadana, Padova, Colorno, Udine); grazie all'organizzazione di Italia-Fiji abbiamo beneficiato di una bella cassa di risonanza sul territorio ma soprattutto abbiamo investito il 25% degli utili dell'evento nella scuola.
La scuola spesso non dà risultati immediati (qualche giocatore arriva, ma non aspettatevi miriadi di neofiti) ma ti permette due passaggi importanti:
1) crei cultura rugbistica; credo che a Monza e dintorni non ci sia ragazzino di 11/12 che non abbia mai giocato a rugby fosse anche per sole 4 ore a scuola. Piaciuto o meno, sanno cos'è il rugby;
2) attrai atleti validi che scelgono il rugby come primo sport: la differenza notevole che ho visto a Monza negli ultimi anni è stata che ragazzi molto dotati atleticamente abbiano scelto il rugby come PRIMO sport.
Altre due strategie importanti:
1) serve una direzione tecnica comune: dall'under 6 agli Old (vabè, non esageriamo) ci deve essere uno stile di gioco identificabile con quel Club ( Petrarca è maestro in questo)
2) mettere i MIGLIORI allenatori sulle categorie chiave in cui i ragazzi hanno una prima maturazione di gioco, ovvero la U14 in primis ma anche la U16; già in U18 inizia ad essere sufficiente un buon "pastore"; sicuramente in una prima squadra se i ragazzi hanno un vissuto rugbistico di 8/9 anni dal minirugby in poi.
Spero che questi contributi possano alimentare la discussione
La scuola spesso non dà risultati immediati (qualche giocatore arriva, ma non aspettatevi miriadi di neofiti) ma ti permette due passaggi importanti:
1) crei cultura rugbistica; credo che a Monza e dintorni non ci sia ragazzino di 11/12 che non abbia mai giocato a rugby fosse anche per sole 4 ore a scuola. Piaciuto o meno, sanno cos'è il rugby;
2) attrai atleti validi che scelgono il rugby come primo sport: la differenza notevole che ho visto a Monza negli ultimi anni è stata che ragazzi molto dotati atleticamente abbiano scelto il rugby come PRIMO sport.
Altre due strategie importanti:
1) serve una direzione tecnica comune: dall'under 6 agli Old (vabè, non esageriamo) ci deve essere uno stile di gioco identificabile con quel Club ( Petrarca è maestro in questo)
2) mettere i MIGLIORI allenatori sulle categorie chiave in cui i ragazzi hanno una prima maturazione di gioco, ovvero la U14 in primis ma anche la U16; già in U18 inizia ad essere sufficiente un buon "pastore"; sicuramente in una prima squadra se i ragazzi hanno un vissuto rugbistico di 8/9 anni dal minirugby in poi.
Spero che questi contributi possano alimentare la discussione
"Whenever you're wrong, admit it; Whenever you're right, shut up!" Ogden Nash
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Re: Settore giovanile italiano
...mi piace....salutami Francesco La Sorda , Pescarese Vigile del fuoco che gioca in prima squadra......da Sambuceto RugbyTanu ha scritto:Porto il caso Monza, che ovviamente è quello che conosco da dentro; innanzitutto devo riconoscere che da quando siamo ripartiti (2002) abbiamo sempre guardato ad alcuni modelli per vari aspetti che riteniamo virtuosi (Viadana, Padova, Colorno, Udine); grazie all'organizzazione di Italia-Fiji abbiamo beneficiato di una bella cassa di risonanza sul territorio ma soprattutto abbiamo investito il 25% degli utili dell'evento nella scuola.
La scuola spesso non dà risultati immediati (qualche giocatore arriva, ma non aspettatevi miriadi di neofiti) ma ti permette due passaggi importanti:
1) crei cultura rugbistica; credo che a Monza e dintorni non ci sia ragazzino di 11/12 che non abbia mai giocato a rugby fosse anche per sole 4 ore a scuola. Piaciuto o meno, sanno cos'è il rugby;
2) attrai atleti validi che scelgono il rugby come primo sport: la differenza notevole che ho visto a Monza negli ultimi anni è stata che ragazzi molto dotati atleticamente abbiano scelto il rugby come PRIMO sport.
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2) mettere i MIGLIORI allenatori sulle categorie chiave in cui i ragazzi hanno una prima maturazione di gioco, ovvero la U14 in primis ma anche la U16; già in U18 inizia ad essere sufficiente un buon "pastore"; sicuramente in una prima squadra se i ragazzi hanno un vissuto rugbistico di 8/9 anni dal minirugby in poi.
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Max 2008
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Re: Settore giovanile italiano
molto volentieri anche se credo che in questi giorni sia a casa ...MAX2008 ha scritto:...mi piace....salutami Francesco La Sorda , Pescarese Vigile del fuoco che gioca in prima squadra......da Sambuceto RugbyTanu ha scritto:Porto il caso Monza, che ovviamente è quello che conosco da dentro; innanzitutto devo riconoscere che da quando siamo ripartiti (2002) abbiamo sempre guardato ad alcuni modelli per vari aspetti che riteniamo virtuosi (Viadana, Padova, Colorno, Udine); grazie all'organizzazione di Italia-Fiji abbiamo beneficiato di una bella cassa di risonanza sul territorio ma soprattutto abbiamo investito il 25% degli utili dell'evento nella scuola.
La scuola spesso non dà risultati immediati (qualche giocatore arriva, ma non aspettatevi miriadi di neofiti) ma ti permette due passaggi importanti:
1) crei cultura rugbistica; credo che a Monza e dintorni non ci sia ragazzino di 11/12 che non abbia mai giocato a rugby fosse anche per sole 4 ore a scuola. Piaciuto o meno, sanno cos'è il rugby;
2) attrai atleti validi che scelgono il rugby come primo sport: la differenza notevole che ho visto a Monza negli ultimi anni è stata che ragazzi molto dotati atleticamente abbiano scelto il rugby come PRIMO sport.
Altre due strategie importanti:
1) serve una direzione tecnica comune: dall'under 6 agli Old (vabè, non esageriamo) ci deve essere uno stile di gioco identificabile con quel Club ( Petrarca è maestro in questo)
2) mettere i MIGLIORI allenatori sulle categorie chiave in cui i ragazzi hanno una prima maturazione di gioco, ovvero la U14 in primis ma anche la U16; già in U18 inizia ad essere sufficiente un buon "pastore"; sicuramente in una prima squadra se i ragazzi hanno un vissuto rugbistico di 8/9 anni dal minirugby in poi.
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Max 2008
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